Casa Nura

Ciao Casa Nura, raccontaci un po’ di te:

Sono una sognatrice visionaria sempre in cerca di nuovi stimoli e nuovi progetti. La lettura e lo studio sono parte di me quasi nel senso fisico del termine.

La mia casa è infatti invasa di libri e la mia famiglia è composta da una maestra, uno scrittore e uno sceneggiatore di fumetti. Adoro stare tanto quanto adoro viaggiare cosí, dopo un periodo di indecisione vissuto lontana da casa, ho scelto di rientrare proprio a Laconi, mio paese natale nel centro Sardegna, dal quale mi sposto ogni tanto, per poi tornare e viverlo con uno spirito di gratitudine.

Da diversi anni ho scoperto il mio amore per la Natura e ho conseguentemente iniziato uno studio sulle erbe spontanee e abbracciato la pratica dell’orto casalingo. Mi prendo cura di un piccolo orto sinergico a cui tengo in modo particolare, più che per la quantità di ciò che produce per la qualità dei suoi insegnamenti. 

Ho iniziato una personale collezione di semi che riproduco e studio nelle loro trasformazioni e sperimento metodi di riproduzione in armonia con la terra e l’ambiente circostante, cercando di mantenere alcune specie spontanee in condivisione degli spazi. L’importanza dell’autoproduzione ha contagiato tutti i campi della mia vita e cerco costantemente l’origine delle cose, rendendo il mio stile di mia vita un po più sostenibile. 

Uno stile di vita sostenibile. 

Da diversi anni ho scoperto il mio amore per la Natura e ho conseguentemente iniziato uno studio sulle erbe spontanee e abbracciato la pratica dell’orto casalingo.

Cosa è Casa Nura?

Casa Nura è un progetto di condivisione che accompagna la mia crescita ed è quindi soggetto a continui cambiamenti ed evoluzioni.

Tutto è iniziato tanti anni fa con la mia passione per le tradizioni sarde unita all’artigianato creativo e tutto si è evoluto di pari passo con la mia persona.

Quest’anno ho dato vita ad alcuni laboratori di manipolazione delle erbe spontanee in cucina e ho iniziato attivamente la pratica del baratto con un gruppo di amici e spero di allargare presto la rete.

Come stai passando questo periodo? 

Fortunatamente sto passando questa emergenza a casa nel Centro Sardegna, a Laconi, con le persone che amo e circondata da un’infinita bellezza. Le mie giornate proseguono con la loro solita lentezza tra la cucina, l’orticello, lo studio e l’attività fisica.

Sono perfettamente cosciente della realtà che molti stanno vivendo al di fuori dei miei confini, ma cerco di concentrarmi sulla parte positiva della situazione e approfitto di questo varco spazio-tempo per crescere, così come farebbe un seme al buio sotto terra.

L’autoproduzione è sicuramente la protagonista indiscussa della mia quarantena, aiutata dai continui stimoli che arrivano attraverso i social da amici e conoscenti virtuali.

Il desiderio di tenerci occupati e in contatto ha creato una vera e propria rete di consigli, tutorial, sfide accrescitive e voglia di condivisione meravigliosa.

L’orto è diventato ormai da un po’ di tempo il mio tempio e in questo periodo è diventato un maestro essenziale, per sua natura sempre pieno di buoni suggerimenti e speranze per il futuro. Quale periodo migliore per affidare al terreno nuovi semi?

Tra la produzione in cucina e una controllata all’orto ogni giorno trovo il tempo per la lettura, ma soprattutto per lo studio, perché a breve dovrò sostenere un esame di inglese. Ho persino mantenuto la mia lezione settimanale grazie alla tecnologia, così possiamo continuare a vederci e bere il nostro the settimanale.

Da qualche giorno ho aggiunto alla mia giornata un appuntamento serale a distanza con un’amica insegnante di yoga, colmando in un colpo solo la distanza tra di noi, la mia necessità di movimento e disciplina nella giornata e un desiderio che avevo da tempo.

Certo mi manca la socialità, quella vera e mi manca viaggiare senza meta ne giustificazione. La parte dura dell’esperienza la vivo pensando a parenti e amici lontani, a chi è solo, a chi ha paura e a chi sta soffrendo davvero.

Stai lavorando su progetti che realizzerai quando questo incubo sarà finito?

La mancanza di certezze sulla durata di questo periodo di emergenza, sulle sue variabili e sulle sue conseguenze, rende il progettare quasi una sfida e ci avvicina empaticamente a quello che si prova nella pratica del coltivare.

Quando affidi un seme o una piantina al terreno niente e nessuno può darti certezze. Semplicemente affidi, che tecnicamente è il vero senso di “avere fede”, dando al futuro un senso di certezza.

Sto lavorando alla realizzazione di un nuovo blog in diverse lingue che mi permetta di praticarle e nello stesso tempo poter condividere i contenuti con molte più persone.

Il progetto nasce da un crescente desiderio di condivisione: mi piacerebbe raccontare come, passo per passo, si possa intraprendere in modo semplice il viaggio verso l’autoproduzione e la sostenibilità che già in tanti ormai hanno scelto, con la speranza di dare coraggio a chi ancora si sente scoraggiato.

L’opzione delle diverse lingue mira ad aumentare i possibili contatti al di là dei confini territoriali.

Pensi che alla fine di questa emergenza, la collaborazione sarà un ingrediente essenziale per il futuro? 

La collaborazione è uno scambio, una rete di fili che sostengono uno scopo comune. Nura è collaborazione: è la persona grazie alla quale ho piantato il primo seme con coscienza, la prima persona con la quale ho chiuso un raviolo, quella che mi ha regalato parte del suo lievito madre e quella che mi da consigli da quando ho iniziato a panificare, quella che mi ha mostrato cosa significa tessere, quella che mi ha fatto scoprire il mondo delle orchidee selvatiche, quella che mi ha svelato luoghi che non conoscevo, quella che si sente ispirata da una condivisione e quella che mi fa vedere l’altro lato della medaglia.

La lista potrebbe durare per sempre. Chiedilo alle piante cosa significa collaborare quando le radici della calendula ammorbidiscono la terra dove cresce la verdura.

Cosa può diventare, per te, Treballu? 

La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho sentito parlare di Treballu è stata l’immagine di una formula chimica aperta. 

Vedo lo spazio come un’opportunità di libera e imprevedibile unione tra elementi apparentemente diversi tra loro in una sequenza infinita di possibilità.

Il senso alla formula è dato dal perfetto incastro tra elementi affini. Collaborare con uno spazio di coworking significa incontrarsi, mettersi in gioco, uscire dal guscio delle proprie idee e possibilmente aprirsi a nuovi schemi che prima non si valutavano.

Treballu è un progetto che dopo questo periodo inconsueto di isolamento e riflessione avrà ancora più possibilità di esprimere  le sue potenzialità, perché la sua rete è fatta di persone che in questo momento si stanno migliorando e stanno lavorando sui loro progetti come non mai.

Quando la libertà di movimento sarà concessa nuovamente, Treballu potrebbe essere un punto di incontro immediato tra i suoi collaboratori e i loro contatti regalandosi la possibilità di ampliare la sua rete.

L’incontro libero e disinteressato sarà uno dei punti chiave della nuova realtà perchè è quello che ora più ci manca.