Federico Melis

Ciao Federico, raccontaci un po’ di te: chi sei e di cosa ti occupi?

Mi chiamo Federico e per una buona parte della mia vita ho vissuto a Laconi, un borgo nel cuore dell’ancestrale Sardegna, che prende e da tantissimo, se si è capaci di canalizzare la sua energia come da un antico talismano.

Amo il mio paese, i suoi boschi, le rovine senza tempo, tutte le sue peculiarità e il suo fuoco. Le immagini della mia vita scorrono agli anni ottanta, con poca tecnologia e tanto skateboard, passando per gli anni novanta, coi voli tra i pali di una porta e le avventure di Lara Croft e i duemila tra università, le serate in saletta e le rassegne con la band, quando ancora si puntava duro sul “No Future“.

Ecco, quello che è stato il leitmotiv dei miei primi trent’anni e pure di quelli successivi è la passione per la scoperta. 

Laconi
Un borgo nel cuore dell’ancestrale Sardegna, che prende e da tantissimo,
se si è capaci di canalizzare la sua energia come da un antico talismano

Il tuo “primo lavoro” è la guida turistica: cosa ti ha spinto maggiormente a lavorare in questo settore?

Sicuramente ho avuto in casa degli esempi che hanno “agevolato” la mia passione e, allo stesso modo, posso ritenermi privilegiato per essere cresciuto in uno dei più bei borghi dell’isola di Sardegna. 

Laconi è la patria ideale del turismo esperienziale ancor prima che si cominciasse a parlarne. Probabilmente sono stati i suoi menhir, il suo santo, i suoi alberi secolari e le sue cascate, a chiamarmi. Ed ora da circa dieci anni, dopo gli studi universitari e dopo aver preso il patentino e le specializzazioni, lavoro in questo settore, prima da solo e poi assieme a dei colleghi fantastici, che condividono con me la passione per questo lavoro. 

A partire dal 2010, assieme ad un vecchio compagno di skateboard ritrovato e che aveva intanto fondato, nello stesso anno, la De Lacon associazione abbiamo rivoluzionato il modo di intendere il turismo a Laconi e, grazie ai nostri sforzi, in pochi anni tutte le scuole della Sardegna hanno conosciuto per la prima volta le attività didattiche di Laconi e ne sono rimaste oltremodo soddisfatte

Le bellezze di Laconi, valorizzate e mostrate in chiave differente, hanno presto attirato anche i più grandi e qualche straniero in più, trasformando  una passione finalmente in un lavoro vero.

Da quest’anno, oltre che con la De Lacon, ho iniziato la mia collaborazione anche col Menhir Museum, cosa di cui vado particolarmente orgoglioso perchè qui avevo svolto il mio tirocinio universitario e senza dubbio l’archeologia è uno dei miei settori preferiti.   

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Sei una guida turistica molto apprezzata e le classifiche di Trip Advisor lo dimostrano: come riesci a distinguerti?

Credo che per questo lavoro servano essenzialmente una passione smisurata ed una buona conoscenza degli argomenti trattati, oltre alla capacità di saperli trasmettere agli altri. 

Naturalmente sto minimizzando, fare la guida è molto più difficile di così, all’università e successivamente ho seguito corsi per imparare come gestire un gruppo, corsi di teatro e recitazione, ho imparato a capire qualcosa di fiscalità e bilancio e di legislazione a tutela del turismo. 

Oltre questo ho creato e continuo a creare attorno a me una rete di collaboratori, di coworkers, che mi danno costanza negli anni. Non bisogna stare mai fermi, viaggiare, incontrare nuova gente e, quando possibile, vedere nuove realtà, sono parte fondamentale di questo lavoro.   

Il turismo è uno dei settori più colpiti da questa crisi sanitaria ed economica, in tutta Italia ma sopratutto in Sardegna. Secondo te, con quali modalità il settore, sopratutto quello di cui ti occupi come il turismo esperienziale, lento e quello dei borghi, potrà rialzarsi da questa situazione?  

Stiamo vivendo un momento epocale che sono convinto segnerà la storia dell’umanità, ma non per forza solo in male.

Incentrando il discorso sul turismo, la situazione è indubbiamente catastrofica: da fruitore, una delle passioni che condivido con la mia compagna, è viaggiare e scoprire nuove mete, mentre, attualmente non posso neppure viaggiare per andare da lei che si trova in un altro Comune.

Dal punto di vista dell’operatore turistico invece, semplicemente “non sto lavorando”, laddove per lavorare si intende l’atto finale, ossia portare i miei clienti in visita guidata.

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Il momento della caduta è ormai passato e penso sia totalmente inutile pensare “sono caduto, che sfortuna!”. Credo che sia ora, piuttosto, di iniziare a riflettere sulla maniera migliore di risollevarsi dopo aver valutato i danni.

È fuori discussione che quando la situazione sarà più stabile, la gente vorrà uscire e probabilmente cercherà non le mete affollate ma quelle più esclusive e meno conosciute come, ad esempio, le eccellenze dei borghi italiani.

Credo che Laconi per la sua fisionomia e le sue caratteristiche sia adatta a svolgere questo ruolo di nuova metà turistica. Gli spazi estesi ed i punti di interesse distanti tra loro, potrebbero permettere una più intelligente distribuzione di un buon numero di turisti senza creare assembramenti.

Dobbiamo essere pronti ed organizzati però, tutti quanti insieme, dai locali pubblici, ai trasporti, fino ai servizi ed ai siti turistici: tutto dovrà essere in sicurezza e solo così potremo ripartire ed addirittura notare un incremento negli introiti delle attività locali. Pochi ma costanti, questo è il nuovo motto. 

La tua passione per la Sardegna e per la storia della Sardegna ti ha portato a diventare sceneggiatore di un fumetto, Sardan, che sta andando bene e che stai promuovendo in tutti i festival del settore in Sardegna. Come è nata questa idea? Dove vuoi che arrivi? Quali sono i progetti futuri?

Già dai tempi dell’Università avevo cominciato a mettere da parte materiale per un romanzo storico ambientato tra Sardegna e Mediterraneo, agli albori della prima grande battaglia della storia, la battaglia di Kadesh, avvenuta alla fine del secondo millennio prima di Cristo e che vedeva Egiziani ed Ittiti contendersi la Siria. 

Con buona certezza, alcuni guerrieri Sherdan, provenienti dall’antica Sardegna dei nuraghi, hanno partecipato assieme ad una moltitudine di altre genti a questo epocale scontro. 

Nel mio romanzo volevo dare vita a questi conterranei e provare ad immaginare cosa intanto stava succedendo qui da noi, nell’isola in cui ancora oggi il paesaggio è caratterizzato da migliaia di monumenti di quella fiorente epoca che era l’età del bronzo, tra nuraghi, pozzi sacri, tombe monumentali ed antichi villaggi.

Dopo dieci anni che il romanzo prendeva forma così come l’immaginario fantasy dell’isola, ho avuto il privilegio di conoscere uno dei migliori fumettisti di Sardegna, Stefano Obino

Ci siamo intesi subito e dopo qualche birra è nato il progetto “Sardan”, il fumetto a puntate sulla Sardegna antica. Attualmente siamo quasi alla fine della prima stagione, con sei fumetti pubblicati e due in lavorazione e qualche migliaio di lettori tra Sardegna e resto del mondo.

Il nostro obiettivo, data la mole di materiale e di lavoro necessario per portare a conclusione il progetto, è creare un team solido che possa aiutare me e Stefano a produrre più velocemente senza perdere la qualità che caratterizza il prodotto. Attualmente ci siamo circondati di alcuni collaboratori, tra i quali Nicola, talentuoso fumettista che ci sta dando una mano con gli ultimi numeri, speriamo ne arrivino altri presto.   

Nel mio romanzo volevo dare vita a questi conterranei e provare ad immaginare cosa intanto stava succedendo qui da noi, nell’isola in cui ancora oggi il paesaggio è caratterizzato da migliaia di monumenti di quella fiorente epoca che era l’età del bronzo, tra nuraghi, pozzi sacri, tombe monumentali ed antichi villaggi.

Come stai passando questa quarantena? Stai lavorando a qualche progetto in particolare?

Per mia fortuna, ho un sacco di progetti da portare avanti e spesso tra lavoro e passioni le giornate non mi bastano. 

Attualmente, tra le varie cose, sto portando avanti la sceneggiatura della seconda stagione di Sardan, sto leggendo un bellissimo romanzo ambientato durante la grande peste nera, sto lavorando alla nuova brochure dell’associazione turistica, mi sto portando avanti coi lavori per il Menhir Museum e provando a gettare le basi per un nuovo laboratorio didattico per le scuole. Insomma, durante questo primo mese non ricordo un solo giorno di noia. 

Certo, mi mancano da morire il mio lavoro, la mia compagna, i viaggi e gli amici…ma sono convinto che tutto questo avrà un gusto ancora più buono quando la quarantena finirà. 

Come sai, Treballu nasce come “spazio di collaborazione, di scambio e di crescita” e tu sei uno dei primi ad averci creduto. Cosa può diventare, a tuo parere, Treballu?

Ho assistito, creduto e contribuito alla nascita di questo spazio di coworking, sin dalle esperienze di sende in Galizia, dove i fantastici Maria ed Edo hanno creato qualcosa di magico e ci hanno ispirato, portandoci a capire che l’obiettivo di rendere Laconi una meta appetibile per i nomadi digitali, per tutte quelle persone che possono apportare un contributo di crescita. 

Vedo Treballu come un laboratorio, dove una persona che sa fare il pane può incontrare una persona che sa raccontarlo, una che sa come venderlo ed una che ti propone di aggiungerci quell’ingrediente che lo renderà inconfondibile. Ci aspettano grandi cose.  

Non appena possibile, personalmente ricomincerò a frequentare lo spazio e riprenderò i progetti lasciati fermi con gli altri coworkers, alcuni veramente interessanti per il mio lavoro. 

Sono convinto che Treballu debba essere base operativa di tutte le persone che conosco e che conoscerò che fanno della collaborazione uno stile di vita. 

Una buona fetta del mio lavoro potrebbe in futuro arrivare da questo centro operativo se le cose andranno nel verso giusto. Quindi, rimbocchiamoci le maniche! ?